Quale migliore vetrina per i giovani talenti del calcio internazionale rispetto al
Occhi puntati sui molti "big" presenti a questa manifestazione, da parte nostra soprattutto sui tre interisti coinvolti:
Laxalt, Livaja e Duncan.
Speriamo che questi giocatori, sicuramente di buona prospettiva, possano crescere con calma e tranquillità nella nostra società per poi, in futuro, poter diventare centrali nel progetto di una squadra giovane ma soprattutto vincente.
Ecco le analisi in dettaglio, che prevedono il commento delle prestazioni in ogni partita e le considerazioni sul giocatore:
Laxalt: centrocampista centrale e laterale sinistro classe 93', mancino, dotato di una grandissima velocità e forza fisica, che lo rendono a tratti inarrestabile (è stato spesso paragonato a Gargano, anche se ci sono molte differenze, soprattutto in fase difensiva). Esordisce nella competizione in Uruguay-Croazia 0-1, dove, dopo un primo tempo incolore, offre un secondo tempo a tratti devastante con tante giocate apprezzabili (da notare, dopo un bel sombrero, l'assist del possibile pareggio servito a Nico Lopez, sprecato però dal giocatore del Roma). Stupiscono soprattutto la sua velocità e la sua condizione atletica straripante.
Gioca, ancora da titolare, nella vittoria per 2 a 0 contro la Nuova Zelanda. Come nella prima partita del girone comincia il primo tempo sottotono, toccando davvero pochi palloni, salvo svegliarsi nell'ultimo quarto d'ora, quando, spostato a destra, mostra qualche giocata apprezzabile (soprattutto un bell'assist a Nico Lopez dopo un tunnel sulla trequarti). Tornato a sinistra gioca un buon secondo tempo, mantenendo la sua prestazione su un livello comunque alto, facendo il suo in entrambi le fasi di gioco e impreziosendo la sua partita con belle giocate dove mostra classe e velocità; esce a dieci minuti dal termine per rifiatare un po'. Nonostante tutto, un piccolo passo indietro rispetto alla prima apparizione, dove, a tratti, era risultato davvero inarrestabile.
E' in campo dall'inizio alla fine nella larga vittoria per 4 a 0 contro Uzbekistan, decisiva per concludere il girone al secondo posto. Laxalt gioca un'ottima partita, meritando probabilmente anche il gol che però non arriva, anche se viene un po' messo in ombra dalla prestazione stellare dell'attacco, fra cui spicca in luminosità Nico Lopez, autore di una grandissima gara. Il neo-giocatore dell'Inter si rende protagonista di belle chiusure in difesa e anche di qualche sua, ormai classica, "galoppata" in avanti. La sua preparazione atletica incredibile è riassunta dalle tre azioni personali di pura velocità, tutte intorno al 90' minuto; di pregevole fattura soprattutto la prima, in cui umilia tre avversari dribblandoli come birilli prima di cercare l'assist, poi intercettato, per Nico Lopez a centro area.
Parte ancora da titolare -quarta partita su quattro- giocando 76 minuti nella vittoria all'ultimo respiro per 2 a 1 contro la Nigeria, lasciando poi il posto al più offensivo Bueno, in un cambio dettato dalla voglia della Celeste di chiudere vincendo prima dei supplementari (il gol partita arriverà all'ottantaquattresimo minuto). Laxalt offre davvero un'ottima prestazione: nel primo tempo viene servito poco -la squadra tende a sviluppare il gioco prevalentemente sull'altro esterno, Pais- e il neo-interista, costretto a ricevere palloni dopo transizioni orizzontali, si trova spesso a partire da posizioni più centrali rispetto a quelle a lui più congeniali. Nonostante questo problema tattico e di posizionamento riesce a farsi notare con alcune belle giocate, l'ultima delle quali cambia la partita: dopo una bella serpentina viene abbattuto da Shehu, al quale viene sventolato il cartellino rosso diretto per questo intervento a piede a martello davvero pericoloso. Nel secondo tempo l'Uruguay continua a fare la partita, data anche la superiorità numerica. Laxalt, avendo più spazio a centrocampo, può mettere in mostra tutto il suo talento partendo innumerevoli volte in dribbling, facendo risaltare, oltre alla sua già nota velocità, un controllo palla nello stretto invidiabile. Si vede anche in zona offensiva: prima, provando un tiro al volo impossibile che per poco non sorprende Okani, poi, guadagnandosi la punizione, dopo un controllo con sombrero, dalla quale nascerà il vantaggio uruguaiano. Come detto esce dal campo al 76', ma può sicuramente dirsi soddisfatto dalla sua grande partita.
Gioca 120 minuti nella partita eroica contro la Spagna, terminata con la vittoria dell'Uruguay per 1 a 0 dopo i tempi supplementari. Laxalt interpreta la gara in modo perfetto: nel primo tempo sbaglia davvero poco, coniugando ad una fase difensiva senza sbavature una fase offensiva di alta classe e intelligenza tattica, mostrando giocate davvero apprezzabili. Le azione più pericolose della Celeste vedono sempre presente il giovane talento interista; da ricordare il grande assist che mette De Arrascaeta solo davanti al portiere (poi ben neutralizzato dallo stesso Sotres), il tacco illuminante per Rodriguez dopo un bel dribbling (azione conclusa con un grande colpo di testa a lato di Pais) e, infine, il tentativo dello stesso Laxalt con un bel mezzo-esterno mancino, di poco sopra l'incrocio dei pali. Gioca bene anche nel secondo tempo, sviluppando il buon lavoro in entrambe le fasi iniziato già nella prima frazione, anche se, probabilmente, tocca un po' meno palloni rispetto alle prime battute dell'incontro. Continua, però, a essere uno dei più convincente dei suoi e riesce a scaldare il pubblico -schierato comunque per l'Uruguay- con belle azioni personali in velocità e un'altro tiro di sinistro da fuori neutralizzato da Sotres. Vale la pena ricordare che il ritmo del match, a tratti frenetico nel primo tempo, è via via rallentato, finendo per centellinare sempre più le azioni pericolose, e i palloni giocati in avanti, da ambo le parti. Nei supplementari, dopo gli ingressi di Rolan, avvenuto già al minuto 78, e di Avenatti, al minuto 98, l'Uruguay passa dal classico 4-2-3-1 ad un 4-4-2 (malleabile facilmente in un 4-3-3 in fase offensiva). A Laxalt, che ha davvero dato tutto correndo tantissimo, vengono, saggiamente, fatti ricoprire alternativamente il ruolo di esterno destro e il ruolo di interno destro di centrocampo (scambiandosi con De Arrescaeta). Laxalt può così rifiatare, rinunciando più spesso alla fase offensiva, potendo dare un contributo decisivo in difesa, soprattutto dopo il gol-partita di Avenatti al centotreesimo. Forse il migliore dei suoi, Laxalt si può godere la grande vittoria della sua squadra contro la favoritissima Spagna che proietta la Celeste in semifinale contro la vincente fra Iraq e Corea del Sud.
Laxalt gioca da titolare nella seminale contro l'Iraq, terminata con la vittoria dell'Uruguay ai calci di rigore dopo l'1 a 1 dei tempi regolamentari. I sudamericani giocano un'ottima prima frazione, sfiorando più volte il gol e mostrando, a tratti, davvero un bel gioco, ma è l'Iraq a passare in vantaggio al 34' con una gran punizione del talentuoso esterno Adnan. Laxalt però gioca un primo tempo opaco e spento, facendosi trovare spesso fuori dal gioco e (stranamente) poco pronto atleticamente, anche per colpa dell'atteggiamento molto difensivo degli avversari. Ha, infatti, poche idee e non riesce ad incidere né con azioni personali né con dei cross ed ha, inoltre, la "colpa" di concedere la punizione da cui scaturirà il gol del vantaggio per i vice-campione d'Asia under-19 (tra virgolette poiché il fallo è chiaramente un provvedimento eccessivo). Viene sostituito all'intervallo, lasciando il posto a Rolan, attaccante del Bordeaux. Un cambio necessario per recuperare lo svantaggio maturato nella prima frazione, che sortisce gli effetti sperati in quanto, dopo il pareggio in extremis (88') di Bueno, la Celeste vince ai calci di rigore, dopo due tempi supplementari senza molte emozioni.
Si guadagna la medaglia d'argento giocando 71' minuti nella finale contro la Francia, terminata ai calci di rigore con la vittoria dei transalpini dopo lo 0 a 0 maturato nei tempi regolamentari. Laxalt gioca una buona partita, anche se la normale tensione per la finalissima non fa decollare tanto le sue prestazioni quanto quelle delle sua squadra, che esce comunque a testa altissima dal torneo, ad un passo dal titolo.
Considerazioni: Un gran corridore, Laxalt riesce a coniugare un'ottima tecnica con il piede sinistro ad una condizione e preparazione atletica straripante. Laxalt è un giocatore davvero utile, capace di giocare come esterno di un 4-2-3-1 o di un 4-3-3 offrendo sia copertura che presenza in attacco, essendo dotato di un dribbling davvero interessante e di un controllo palla ammirabile. L'Inter probabilmente lo darà in prestito, per poi valutarlo l'anno prossimo. Bisogna però parlare di due difetti del giocatore, che potrebbero compromettere le sue performance nel campionato italiano. Il giocatore "soffre" di alcuni momenti di blackout in cui si isola molto dal gioco, compromettendo la prestazione nell'intera partita (specialmente nei primi tempi). Ma soprattutto Laxalt, come molti altri giocatori provenienti dai campionati sudamericani, è molto bravo in marcatura, dove riesce a sfruttare la sua velocità per rubare molti palloni (in questa caratteristica ricorda sicuramente un giovane Gargano), ma è piuttosto carente a livello tattico, facendosi spesso trovare fuori posizione nei momenti di contropiede avversario o comunque in fasi d'attacco -proprie o avversarie- sviluppate velocemente e questo, nel campionato italiano, non può essere concesso. Prestito in Italia, magari in Serie B, poi valutazione.
Livaja: in comproprietà con l'Atalanta è, fra i tre giocatori qui analizzati, sicuramente quello più conosciuto. Esordisce nella vittoria per 1 a 0 contro l'Uruguay giocando una buona partita prima di lasciare il campo per problemi muscolari. E' di un'altra categoria e lo si nota nelle tante giocate di qualità, sia muovendosi da prima punta che illuminando il reparto offensivo con assist al bacio (suo quello per il gol decisivo di Rebic); unica, grande, pecca il rigore sbagliato a inizio partita. Si becca un cartellino giallo dopo 4 minuti, sicuramente evitabile.
E' un protagonista assoluto nel secondo match del girone: Croazia vs Uzbekistan 1-1. Livaja gioca una partita da leader correndo e lottando come un leone dall'inizio fino all'ottantesimo, quando lascia il posto a Brlek. Nel primo tempo la Croazia soffre e va in svantaggio; la coppia Livaja-Rebic ha poche palle giocabili ma entrambi non sfigurano, mettendoci comunque tanta voglia e corsa e mostrando anche una bella affinità. Ma è nella seconda frazione che emerge tutto il talento del giocatore interista che guadagna tantissimi palloni, e falli, ripiegando fino alla sua metà campo e riuscendo a creare le occasioni più importanti per la sua squadra: prima chiudendo una bellissima azione croata, mettendo Simunovic solo davanti al portiere (il quale sarà però murato sul più bello dalla difesa uzbeka), poi segnando il suo primo gol della manifestazione insaccando al volo da due passi, dopo il bel calcio di punizione di Pjaca. Una partita quasi perfetta, anche se pesa la doppia ingenuità che costringe la sua squadra a inseguire (dopo aver perso una palla sanguinosa a centrocampo, recupera la posizione in difesa ma commette un fallo evitabile; dalla punizione nascerà il gol dell'Uzbekistan).
Dati i risultati la Croazia è già sicura di passare agli ottavi prima di scendere in campo -anche in caso di sconfitta si qualificherebbe come una delle migliori terze- e dunque applica un turnover massiccio in vista della partita contro la Nuova Zelanda, poi vinta 2 a 1, guadagnando così i 7 punti e la prima posizione nel girone F. In questa partita Livaja non scende neanche in campo, lasciando il palcoscenico alle seconde linee che portano comunque a casa, come detto, i tre punti.
Gioca invece, da titolare e per tutti i 90 minuti, nella partita terminata 0 a 2 contro il Cile, al termine della quale la Croazia, data la sconfitta un po' a sorpresa, viene estromessa dal Mondiale U-20 nel quale era sicuramente una delle squadre favorite per la vittoria finale. Livaja disputa un primo tempo di qualità, correndo tantissimo per la squadra e spaziando in tutta la zona d'attacco. Livaja, che infatti parte da attaccante centrale nel tridente croato, si muove anche da esterno, togliendo punti di riferimento alla difesa cilena e trovando così quegli spazi che gli permettono di mettere in mostra tutto il suo talento (da ricordare uno stop in corsa tanto elegante quanto difficile dopo un lungo lancio ma anche un bel tiro mancino di poco a lato) ma soprattutto di servire i suoi compagni (crea moltissimo per il pacchetto avanzato, in particolare è di valore l'assist al volo, poi sprecato, per Rebic). Dopo l'ennesimo bel passaggio a Rebic, il cui tiro sarà parato dal portiere cileno Melo, tiene in gioco una palla complicata e, liberandosi con un triangolo con Pjaca, arriva, defilato in area, solo davanti al portiere. Qui Livaja pecca un po' di egoismo -forse dovuto ai tanti assist che aveva già fornito alla squadra- poiché, invece di servire il liberissimo Mrzljak a rimorchio, tenta un complicato dribbling su Melo facendo dissolvere l'azione più pericolosa dei suoi in un nulla di fatto. Si fa subito notare anche nel secondo tempo, con una bella serpentina tutta forza e velocità conclusa con un bel destro a giro che finisce sopra la traversa, e comunque continua sempre a offrire una prestazione di buon livello fino alla fine, facendo da boa per far salire la propria squadra. La Croazia, che nel primo tempo non ha rischiato nulla pur lasciando l'iniziativa al Cile, scegliendo di colpire in contropiede, decide di fare la partita nella seconda frazione, creando occasioni da gol ma continuando comunque a non concedere nulla alla compagine sudamericana. Ma la partita cambia dal minuto 72', quando il Cile comincia a macinare le prime palle gol, trovando poi il coraggio che gli permette di portarsi in vantaggio e infine di centrare la vittoria. Si conclude così il Mondiale della Croazia e di Livaja, che può sicuramente dirsi soddisfatto della prestazione personale, forse un po' meno di quella della sua nazionale. Come detto un gran Mondiale disputato, unico neo il magro bottino in fase di realizzazione, un solo gol in tre partite, sia viste le tante occasioni avute per arricchirlo (fra cui spicca il rigore sbagliato contro Uruguay), sia viste le capacità tecniche indiscusse (che ha comunque messo in mostra durante il torneo).
Considerazioni: Già ora un buon giocatore, ha le carte per diventare, fra qualche anno, un attaccante di caratura e valore internazionale. E' dotato di una fisicità, di una tecnica e di un modo di giocare, spesso spalle alla porta, che lo rendono a tratti molto simili a Ibrahimovic (naturalmente con le dovutissime proporzioni) ma, a differenza del fenomeno svedese, interpreta la gara in modo diverso: è infatti capace, sacrificandosi molto, di correre tantissimo per la squadra, risultando prezioso non solo in pressing ma anche nella fase difensiva vera e propria, senza però perdere lucidità in zona offensiva, dove è tanto bravo a concludere quanto generoso nel servire assist. L'unico problema potrebbe essere il carattere "forte" che all'Atalanta gli ha già fatto saltare due partite per scelta disciplinare (pugno al compagno Radovanovic e lite con l'allenatore Colantuono) e che, a volte, lo porta a prendere sul campo scelte errate dettate dalla sua impulsività. E' giusta la scelta dell'Inter di lasciarlo ancora una stagione all'Atalanta, per poi riscattarlo completamente l'anno prossimo, ma lo sarà davvero se nella stagione 2014-2015 la società punterà su un talento di questo calibro, valorizzandolo e facendolo crescere con calma, evitando sicuramente la "girandola dei prestiti" o una cessione che sarebbe, francamente, assurda (come successo, per esempio, nel caso di Coutinho). Un futuro campione.
Duncan: Giovane regista basso classe 1993, dotato di grande visione di gioco e ottima corsa che sfrutta per recuperare molti palloni in fase difensiva, già protagonista con l'Inter primavera nella Next Generation vinta dai nerazzurri. Esordisce nel Mondiale in Francia-Ghana 3 a 1 dove disputa un'ottima partita risultando uno dei migliore dei suoi, sia in fase difensiva che in fase offensiva, contrastando ottimamente l'altro grande talento in campo (lo juventino Pogba).
Gioca poi nella sconfitta, decisiva per le sorti al Mondiale della squadra africana, per 1-0 contro la Spagna, dove il Ghana, subito in svantaggio, gioca una partita di cuore creando tantissimo (offrendosi però ai contropiedi della Roja) e Duncan si distingue sicuramente come uno dei più positivi dei suoi, servendo ai compagni almeno 4 nitide palle goal -la migliore al giocatore della Juventus, in comproprietà con il Genoa, Richmond Boakye dopo una bellissima "veronica" a centrocampo per liberarsi dal pressing spagnolo- e tentando anche lui stesso con una bella girata al volo di sinistro. L'evidente superiorità tecnica delle Furie Rosse però lo mette un po' in difficoltà nella fase difensiva, dove non brilla come al solito, senza però sfigurare.
Non scende in campo nella grande vittoria, all'apparenza quasi ininfluente, con gli Stati Uniti per 4 a 1. Il Ghana, terzo nel girone con 3 punti dietro Spagna e Francia (rispettivamente con 9 e 4 punti), è quasi eliminata dalla manifestazione, anche se la matematica consentente di sperare ancora in una, difficile, qualificazione agli ottavi come una delle migliore terze. Qualificazione che il Ghana ottiene proprio grazie alla goleada con USA, strappando il pass come ultima delle migliori terze a qualificarsi (passando proprio in virtù della differenza reti).
Duncan parte in panchina nella partita al cardiopalma vinta per 3 a 2 contro il Portogallo, con la quale il Ghana si guadagna, a sorpresa, l'accesso ai quarti finali. All'inizio del primo tempo il Ghana soffre molto e concede innumerevoli palle gol (la prima, clamorosa, dopo pochi secondi con Aladje) ma non ha paura ad affrontare a viso aperto una squadra sulla carta più forte, creando buone occasioni da rete in contropiede e arrivando, addirittura, a trovare il gol del vantaggio con un gran tiro dalla distanza di Ashia al ventesimo minuto; vantaggio meritato che il Ghana riesce poi a gestire discretamente bene nella seconda metà della prima frazione. Il secondo tempo ricomincia con una grande pressione del Portogallo (che si affaccia spesso nella metà campo ghanese, tirando molto verso la porta difesa da Antwi) mentre il Ghana cerca di difendersi compatto per poi ripartire sfruttando la velocità delle Black Stars. Finalmente -al minuto 64- è il momento del nostro Duncan, che entra il campo sostituendo Aboagye. Nel giro di due minuti la nazionale portoghese trova prima il pareggio e poi il vantaggio; Duncan, appena entrato, è un po' spaesato e fuori posizione, risultando anche colpevole di una marcatura troppo leggera su Edgar, autore del gol lusitano del 2 a 1 al minuto 73. Ma il Ghana di puro orgoglio ribalta ancora la partita riuscendo a trovare i due gol che valgono i quarti. Alla fine così così Duncan, che non riesce ad entrare molto in partita (solo un bell'anticipo in difesa e un'azione personale nel finale), tagliato fuori in un secondo tempo di puro cuore dove, saltati gli schemi, il centrocampo veniva spesso evitato sia dagli avversari che nell'impostazione del gioco. Molto meglio però gli altri due giocatori subentrati dalla panchina, autori entrambi di un gol, e, soprattutto nel caso di Boakye, di un'ottima prestazione. Speriamo che Duncan possa ritrovare lo spazio, che un giocatore dalle sue doti merita, nel prossimo match.
Resta in panchina nella vittoria pirotecnica con il Cile, dove il Ghana, in vantaggio all'undicesimo con Odjer, si fa recuperare e superare in 4 minuti, riuscendo però ad agguantare il pareggio al minuto 72 con un gol di Assifuah. Si va così ai supplementari: il Cile assapora la vittoria portandosi sul 3 a 2 con il secondo gol di Henriquez (98'), ma il Ghana ne ha di più e riesce a vincere questa partita cinematografica con i gol di Salifu (113') e Assifuah (al 121' in pieno recupero) scongiurando la lotteria dei calci di rigore. Peccato per Duncan, il quale sembra ormai aver perso il posto da titolare a favore di Aboagye, nonostante le ottime prestazioni e le grandi qualità tecniche che ha mostrato contro Spagna e Francia. Il Ghana ora giocherà la seminale contro la Francia, nel remake della partita del girone dove i blues si imposero per 3 a 1.
Ritorna titolare nella sconfitta per 2-1 contro la più forte Francia, che si fregerà poi del titolo battendo in finale l'Uruguay di Laxalt. Duncan offre l'ennesima ottima prestazione, amministrando bene il centrocampo africano in entrambi le fasi di gioco, non sfigurando contro futuri campioni del calibro di Pogba e Kondogbia. Si capisce a fatica il motivo del suo utilizzo limitato, date le incredibile doti che ha più volte mostrato.
Considerazioni: Duncan ha davvero un gran potenziale: sa giocare da leader ed ha proprio quelle caratteristiche che mancano ai giocatori interisti (e che infatti si stanno cercando in Nainggolan e Wellington), è, infatti, un grande giocatore in fase difensiva, capace di coprire un'ampia porzione di campo recuperando molti palloni, ma è anche dotato di un piede educato capace di illuminare i compagni. Certo, non è ancora pronto per essere titolare all'Inter, ma ha già fatto esperienze importanti con la nazionale U-20 (ricordiamo che non ha affatto sfigurato nel girone con avversarie del calibro di Spagna e Francia, con quest'ultima che a centrocampo schierava, fra gli altri, Kondogbia e, il già noto, Pogba) e il Livorno in Serie B (decisivo per la promozione in A della squadra toscana, è anche diventato un idolo per la tifoseria granata): per noi della redazione sarebbe tranquillamente pronto per fare la prima riserva del centrocampo dell'Inter, subentrando magari a partita in corso, facendo così esperienza e maturando completamente per diventare un giocatore importante per la nostra squadra. Sicuramente da tenere.
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